PUBBLICAZIONI: Contromano N.38

Contromano N.38

Contromano N.38

Maggio - Giugno 2019

Secondo l'ultimo studio OCSE gli anziani nel 2050 saranno 2,4 miliardi nel mondo, oggi sono meno di 900 milioni, in Italia sono già il 20% della popolazione: i sistemi sanitari non sono pronti, il 12% della popolazione mondiale ha più di 60 anni, diventeranno il 21% nel 2050. L'Europa invecchia: lavoro, sanità e pensioni non reggono. La domanda che si pone è: è possibile invertire la rotta?

In base alle indicazioni dello studio “Prospettive demografiche dell'Ue” nell'Europa a 28 ci sono poche culle, aumentano gli anziani, gli immigrati non bastano a segnare una svolta positiva: la popolazione comunitaria è destinata a invecchiare e a una contrazione del numero dei suoi cittadini rispetto al resto del mondo con pesanti ricadute sul piano sociale.

“La popolazione dell'Unione europea crescerà lentamente e continuerà a invecchiare in modo significativo” sulla base delle tendenze in corso “e rappresenterà una proporzione sempre minore della popolazione mondiale”. Questa la sintesi dello studio “Prospettive demografiche dell'Ue”, il primo di una serie in uscita quest'anno, condotti dal Servizio di ricerca del Parlamento europeo (EPRS) in collaborazione con GlobalStat e l'Istituto universitario europeo (EUI) per “evidenziare e indagare le tendenze demografiche nell'Unione e le loro ricadute”.

Tra il 1960 e il 2017 la popolazione dell'Ue (prendendo come riferimento gli odierni 28 Paesi) è cresciuta da 406,7 milioni a 511,8 milioni di abitanti. Nel '61 però erano nati 7,6 milioni di bambini ed erano morti 4,1 milioni di persone mentre nel 2017 le nascite sono state 5,1 milioni e le morti 5,1 milioni e poco più. Il processo di crescita demografica è quindi rallentato (addirittura negativo nel 2017) e, se non cambiasse nulla, le proiezioni indicano che nel 2050 saremo 528,5 milioni mentre entro il 2080 la crescita avrà invertito segno e saremo 518,8 milioni.

Questo dato, posto sul grafico della crescita demografica a livello mondiale, significa che, se nel 1960 gli abitanti dell'Ue rappresentavano il 13,5% della popolazione del mondo, nel 2015 erano solo il 6,9% e nel 2055, salvo sorprese, rappresenteranno il 4,9% dei 10 miliardi di persone che abiteranno sulla Terra.

Il secondo dato su cui c'è da riflettere è l'invecchiamento: tra il 2001 e il 2016 l'età media nell'Ue si è alzata di 5 anni: era 38,3 anni ed è diventata 42,6. Nel 2004 il numero di over 65 ha uguagliato quello dei minori di 14 anni. Nel 2016 gli over 60 erano il 25,3% della popolazione; gli ottantenni erano il 5,4%, ma saranno l'11,4% nel 2050 mentre continuerà il percorso di “contrazione” della popolazione 15-64, quella in età lavorativa.
Nel 2080 cinque persone saranno in età lavorativa ogni quattro anziani o bambini, cioè le due fasce “dipendenti”, con tutto quello che ciò comporta sul piano economico, del mercato del lavoro, della sanità e dei sistemi pensionistici.

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