Gioco d'azzardo: i dati e gli over 65, un'area di mercato appetibile

Gioco d'azzardo: i dati e gli over 65, un'area di mercato appetibile

Ludopatia: i numeri di un fenomeno in aumento

Il disturbo da gioco d’azzardo (DGA) è una patologia che ha in comune con la dipendenza da sostanze il comportamento compulsivo e che produce effetti seriamente invalidanti sulle relazioni sociali o sulla salute. Il gioco d’azzardo può assumere la connotazione di un vero e proprio disturbo psichiatrico; è definito gioco d’azzardo patologico (GAP), come catalogato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM).

L’Italia è il quarto Paese al mondo per somme giocate e il primo per perdite in relazione al reddito pro capite; la raccolta annua nel 2019 ammontava a 110,5 miliardi di euro, con 10,8 miliardi di gettito erariale. Nel 2020 c’è stata, per effetto del lockdown, una contrazione della raccolta (-20%) e per la prima volta la raccolta telematica ha superato quella su rete fisica.

Secondo uno studio dell’Osservatorio Gioco d’azzardo 2021, realizzato da Nomisma in collaborazione con BPER Banca, nel 2020 il volume complessivo di gioco ha raggiunto gli 88,38 miliardi di euro, il 17,3% in meno rispetto al 2018. Una cifra che corrisponde al reddito medio mensile di 51,1 milioni di italiani. I giochi di carte o abilità rappresentano la principale fonte della raccolta da gioco (37,5 mrd), seguiti da Videolottery (18,97 mrd), scommesse a base sportiva/ippica (11,34 mrd), lotterie e gratta e vinci (8,17 mrd), lotto (6,41 mrd), scommesse virtuali (3,81 mrd) e, infine, Bingo (0,92 mrd).

Nell’anno della pandemia è aumentata di 27 punti percentuali la quota attribuibile ai giochi online, che ha superato la “rete fisica”: 56% contro 44%. I giochi come il casinò, poker e slot, passati da 26.3 miliardi del 2019 a 37,5 del 2020 e 54,5 del 2021. Le giocate in agenzia sono crollate passando da 4,8 miliardi a 2,6 e poi 1,8, ma è stato compensato purtroppo dalla raccolta online in salita da 7,7 miliardi del 2019, 8,3 nel 2020 a 8,3 miliardi nel 2020 in pieno lockdown fino ad arrivare a 13 miliardi nel 2021.

Gli over 65: un'area di mercato appetibile

In base agli studi e alle ricerche effettuate, i pensionati che dispongono ogni anno di un “reddito sicuro”, costituiscono un’area di mercato (di prelievo) appetibile e non trascurabile sui cui   l’"industria” dell’Azzardo ha sviluppato un suo specifico settore di marketing.

In Italia, secondo i dati Istat del 2016, vi sono 13,4 milioni di over 65 anni che rappresentano il 22% dell’intera popolazione. Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana fa pensare che la quota di giocatori anziani sia destinata a crescere negli anni avvenire. Secondo le stime dell’ISTAT, nel 2065 gli over 65 saranno circa il 32% e, fra questi il 10 % avrà almeno 85 anni.

Secondo l’Osservatorio Nomisma sul Gioco d’Azzardo nel 2020 è stato il 25% degli over 65 a giocare d’azzardo o di fortuna, il 16% con una frequenza almeno mensile. Il gioco risulta inoltre un’abitudine consolidata da oltre 10 anni per 6 giocatori su 10, mentre il 5% ha iniziato a giocare negli ultimi 12 mesi. Gli anziani giocano soprattutto per divertirsi/distrarsi dai problemi (35%) o per curiosità/passatempo (29%).

Gli over 65 prediligono giocare in luoghi fisici – come le tabaccherie, le sale bingo, i bar, le agenzie di scommesse – mentre solo il 3% degli anziani gioca online (computer, telefono, tablet). Quella del gioco d’azzardo è una pratica che interessa più gli uomini (31%) delle donne (21%), e la popolazione residente al sud/nelle isole (28%) o nel nord/ovest (25%).

Il gioco offline più praticato è il Gratta & Vinci (17%), seguito dai giochi numerici a totalizzatore (14%) e dal Lotto (13%). Online, invece, anche gli over 65 preferiscono le scommesse sportive (3%).

Sul tema della ludopatia, lo psicologo e pedagogista Mauro Croce e lo psicologo psicoterapeuta Fabrizio Arrigoni, hanno messo in evidenza, nelle loro ricerche, i molteplici aspetti che intrecciano il gioco d’azzardo con la terza e quarta età, riportando l’attenzione su una “congiunzione” tra persone anziane e gioco d’azzardo problematico, che rischia di porsi come una questione critica per il prossimo futuro tutt’altro che marginale.

Tra i giocatori over 65, è il 12% ad aver sviluppato un approccio problematico al gioco. Mentre il 5% del target è considerato “a rischio”. Il 13% dei giocatori over 65 spende più di 10 euro a settimana per giochi d’azzardo/di fortuna, ma il 42% non supera i 3 euro. 8 giocatori su 10 condividono con i propri familiari giochi e denaro giocato. Il 21% tende invece a dare informazioni parziali o a non raccontare nulla dei giochi fatti.

Per quanto riguarda i fattori di rischio, coloro che vivono in Italia nell’Area meridionale-insulare, che hanno un titolo di studio medio basso e non hanno un’occupazione, hanno un rischio doppio di sviluppare un comportamento problematico di gioco. Coloro che hanno persone vicine che hanno avuto o hanno ancora problemi con il gioco d’azzardo rischiano di sviluppare comportamenti problematici 5 volte di più rispetto a coloro che non frequentano abitualmente persone con tali problematiche.

Considerando gli aspetti economico-finanziari, coloro che hanno un reddito inferiore ai 15.000 euro, hanno il doppio delle possibilità di  sviluppare un comportamento di gioco problematico rispetto alle altre fasce di reddito, così come non riuscire a risparmiare nulla espone circa 5 volte di più al rischio di sviluppare un comportamento di gioco problematico rispetto a chi risparmia comunque qualcosa, mentre destinare una piccola quota del budget mensile al gioco, sembra essere un fattore di protezione molto forte rispetto a chi non definisce un budget da dedicare al gioco d’azzardo.

Alcune ricerche riportano anche dati allarmanti sui legami di alcune patologie, come ad esempio l’Alzheimer e il Parkinson, con la ludopatia, denunciando una correlazione tra queste patologie e il gioco d’azzardo.

Come sappiamo, infatti, l’Alzheimer è una patologia neurodegenerativa, progressiva e degenerativa irreversibile che colpisce il cervello. L’esordia della malattia è subdolo e molto spesso sottovalutato con il suo progredire e l’individuo ha difficoltà a svolgere le normali funzioni quotidiane, dimentica facilmente (nomi ed eventi) difficoltà nel linguaggio e altri sintomi.

Nella fase iniziale della malattia il soggetto con demenza senile di tipo Alzheimer può essere portato ad avvicinarsi al gioco (o ad aumentare la frequenza del gioco se già giocava) il suo smarrimento e i freni inibitori del cervello danneggiati rappresentano un motivo in più e agevolano l’avvicinarsi al gioco.

Il Parkinson, seconda malattia neurodegenerativa al mondo, è caratterizzata da una progressiva degenerazione dei neuroni dopaminergici, con sintomi iniziali come tremore a riposo, rigidità e instabilità posturale. Questa malattia colpisce l’1-2 % della popolazione over 65 di tutto il mondo e si calcola che tra il 5-9 % delle persone colpite, diventi dipendente al gioco d’azzardo (Weintraub et al. 2010; Avanzi et al. 2006; Crockford et al. 2008).

Il legame tra il gioco d’azzardo e il Parkinson si presume sia dovuto alla dopamina che è indispensabile nella terapia farmacologica contro la malattia del Parkinson, in quanto serve a tenere sotto controllo i sintomi motori, ma allo stesso tempo potrebbe essere l’effetto collaterale non prevedibile della dipendenza del gioco.

Per monitorare il problema della ludopatia è stato costituito l’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave. Previsto dalla Legge di Stabilità del 2015, dopo il primo triennio di attività 2016-2019, è stato ricostituito con il decreto interministeriale 12 agosto 2019 del Ministro della Salute di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze. 

(Fonti: Nomisma, Ministero della Salute)

 

Rileggi lo Speciale FNP sul gioco d'azzardo con tutti i dati, le norme e i servizi di sostegno ai giocatori e alle famiglie disponibili durante la prima emergenza da COVID-19:

Gli Speciali FNP: il gioco d'azzardo. Numeri e dati del fenomeno in Italia e la situazione durante l'emergenza COVID-19

07/01/2022

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