Fnp Lazio

Nel 2023 pensionamenti in calo e la spesa previdenziale è in linea con gli altri Paesi Europei

"Nel 2023 pensionamenti in calo e la spesa previdenziale è in linea con gli altri Paesi Europei

Se si divide la previdenza dall’assistenza si dimostra che quella della previdenza è compatibile con il Prodotto Interno Lordo italiano

La stretta sulle regole per il pensionamento sta facendo sentire concretamente i suoi effetti.

Lo confermano i dati dell’Osservatorio Inps, che certifica per il 2023 un calo dell’11,07% delle nuove pensioni.

Un calo consistente si registra anche per le pensioni ai superstiti e per le invalidità.

La stretta sulle regole si è avvertita soprattutto sulle lavoratrici. I nuovi requisiti per l'accesso alla pensione con Opzione Donna hanno infatti fatto crollare il ricorso a tale finestra di uscita dal mondo del lavoro.

Sempre sul fronte delle lavoratrici si conferma ancora il gap salariale anche nella previdenza.

Tutti i Governi hanno fatto a gara per sottrarsi alla legge Fornero, ma al di là del contributivo pro-rata e alcuni strumenti di agevolazione di uscita dal lavoro, sostanzialmente hanno prodotto più problemi che risultati.

Per tali ragioni rivendichiamo una negoziazione organica dove si affronti in modo strutturale l’intera questione della previdenza.

Se si divide la spesa della previdenza dall’assistenza (pensioni sociali, invalidità civile, cechi e sordomuti, le indennità di accompagnamento, le pensioni di cittadinanza e così via) si dimostra analiticamente che il costo delle nostre pensioni è pari all’12% del PIL e addirittura all’8,64 % al netto dell’IRPEF pari a 59 miliardi. (fonte Centro studi itinerari previdenziali).

Spesa perfettamente in linea con la media dei Paesi Europei.  Se si fosse considerato solo la spesa derivante dai contributi e dalle tasse pagate precedentemente dai lavoratori si sarebbe potuto adeguare al 100% dell’inflazione tutte le pensioni anche quelle superiori a 5 volte il minimo.

Quanto deciso infatti, è un’autentica ingiustizia sociale che solo per i prossimi tre anni faranno perdere ai pensionati oltre quella soglia sopra indicata, (5 volte la pensione minima) il 12% del potere d’acquisto senza considerare poi, quanto già perso in precedenza da provvedimenti dello stesso tipo.

Identificare con chiarezza i costi assistenziali sarà anche utile per aumentare la spesa in questo campo, a carico della fiscalità generale, per gli anziani, i fragili e per ridurre l’esclusione sociale, poiché altri Paesi Europei in queste attività spendono più di noi.

Il confronto richiesto al Governo auspichiamo possa contribuire finalmente a far chiarezza definitiva sulla materia ed a operare scelte conseguenti.

Pompeo Mannone
Segretari Generale Fnp Cisl Roma Capitale e Rieti

01/02/2024

Condividi l'articolo su: