Legge di Bilancio. Il commento: "Una manovra che ci lascia fragili" di Carlo Cottarelli

Legge di Bilancio. Il commento:

Maurizio Malavolta ha intervistato per noi l'economista Carlo Cottarelli

Professor Cottarelli, partiamo dalla legge di bilancio, una prima valutazione di carattere generale?

Io l'ho definita una manovra di galleggiamento, ma in senso positivo, in quanto è ovviamente meglio galleggiare piuttosto che affondare. Non è che faccia molto, il saldo di bilancio, il deficit per intenderci, rimane invariato rispetto al 2019, cioè il 2,2% del Pil. La differenza tra quello che lo Stato spende e quello che lo Stato incassa con le tasse, quindi il netto è quello che viene effettivamente immesso nell'economia. Questo dato rimane invariato, quindi la manovra non è né espansiva né restrittiva. Anche la dimensione del bilancio è più o meno la stessa, cambia un po' la composizione delle tasse, alcune vanno su e altre vanno giù, il totale della pressione fiscale sembrerebbe più o meno invariata, quindi anche i livelli di spesa.

 

Si poteva far meglio? Due declinazioni: in assoluto, in un mondo ideale o, invece, alle condizioni date, cioè con questa situazione politica e con questi rapporti di forza.

Allora, io credo che ci sia la necessità, in Italia, di rafforzare i conti pubblici perché altrimenti rimaniamo esposti a troppi rischi: al rischio di un aumento dei tassi di interesse, al rischio di una recessione mondiale e così via. Situazioni che focalizzerebbero la speculazione sui Paesi con i conti pubblici in debito e noi, è noto, abbiamo un debito pubblico molto alto.

Detto questo, forse adesso non è il momento per muoversi in maniera molto aggressiva in tale direzione e con la legge di bilancio, è bene dirlo, non è che abbiamo le risorse per fare un granché per stimolare l'economia. La crescita, a mio parere, deve venire da riforme che non comportino il ricorso al deficit.

 

Per esempio?

Sto parlando fondamentalmente di semplificare l'Italia, ridurre la burocrazia, fare in modo che sia più facile per le imprese interagire con la pubblica amministrazione, senza dover aspettare mesi o anni per avere permessi, meno moduli, meno costi inutili. Sapete quanto spendono le piccole e medie imprese italiane ogni anno per compilare tutti questi moduli? 33 miliardi, cioè un'intera finanziaria. Qui si discute di come tagliare le tasse di un miliardo, mentre 33 miliardi vengono bruciati solo per compilare moduli. È stato calcolato che tra moduli, carte, tempi di attesa e altro, il costo annuale del rapporto tra imprese e pubblica amministrazione ammonta a 57 miliardi.

 

Se non si fa è perché, probabilmente, non è semplice, o è solo un problema di volontà?

Beh, non è facile, certo è più facile fare altre cose. Ci sono azioni che sono più facili e politicamente più comprensibili o forse solo più comunicabili: per esempio, se io dico a una persona che facciamo una riforma della burocrazia, semplifichiamo il sistema e tra cinque anni l'Italia crescerà di più e staremo tutti meglio è un conto; se io, invece, alla stessa persona dico che la mando in pensione tre anni prima il messaggio ha tutto un altro effetto. O l'opinione pubblica si rende conto che i soldi non cadono dal cielo o sono guai. Quindi se io vado in pensione tre anni prima ci sono due possibilità: se si fa in deficit bisogna indebitarsi di più, se non si fa in deficit ci dovrà essere qualcuno che dovrà pagare più tasse. Se non ci si rende conto di queste cose, si perde il contatto con la realtà.

 

Lei avrebbe riconfermato Reddito di Cittadinanza e Quota 100?

Noi abbiamo fatto un calcolo che è stato pubblicato di recente e che dimostra che ormai la frittata era fatta su Quota 100, perché il grosso dei pensionamenti era previsto nella prima fase. Il primo anno andavano in pensione i 101, 102, 103, 104 e 105, il secondo ci vanno solamente quelli che raggiungono quota 100 quest'anno, quindi un numero abbastanza esiguo. Abbiamo calcolato che si sarebbe risparmiato circa mezzo miliardo abolendo Quota 100, niente di più, quindi forse non ne valeva la pena.

Sul Reddito di Cittadinanza qualche aggiustamento si poteva fare, però si trattava di ridisegnare l'intero provvedimento, con problemi e tempi conseguenti. Ma del Reddito di Cittadinanza, quello che mi dà veramente fastidio è che è uguale in tutte le parti d'Italia, anche se il costo della vita, invece, è molto diverso: l'Istat calcola che la linea di povertà in una città del Sud, tipo Enna, è di 500 euro, mentre in una città del Nord, come Brescia, è di 820 euro, una differenza importante.

 

Si parla dei governi, dei partiti. E i cittadini, secondo lei, cosa potrebbero fare, a parte votare, naturalmente?

Beh, votare è importante, siamo noi cittadini che eleggiamo i politici. Ci lamentiamo spesso dei politici, ma i politici li eleggiamo noi, siamo in democrazia, quindi non possiamo solo lamentarci, dobbiamo in qualche modo sforzarci di capire meglio i problemi e agire di conseguenza. Io, come Carlo Cottarelli, in questa parte della mia vita, di fatto, faccio il predicatore proprio per queste ragioni, per cercare di spiegare meglio le cose: vado in televisione, vado in giro per l'Italia, scrivo libri e articoli perché mi sono convinto che l'unico modo per cambiare le cose in Italia sia cercare di capire e far capire meglio i problemi. Quindi inutile lamentarsi dei politici, meglio impegnarci di più.

 

Per la nostra economia e per questo Paese, c'è una deadline o non esiste mai una deadline, un limite oltre il quale si precipita?

In questo momento il pericolo immediato di essere noi la causa di una crisi è scomparso. C'era un anno fa, perché appunto il Governo di allora voleva aumentare il deficit e lo spread ha cominciato a salire molto pericolosamente. Rimaniamo però fragili, fragili cosa vuol dire? Un vetro è fragile, ma si rompe da solo? No, si rompe se io gli tiro un sasso. C'è una scadenza entro la quale cadrà o verrà scagliato un sasso al nostro vetro? Ancora una volta la risposta è no.

Quindi, allo stesso modo, sappiamo quando ci sarà la prossima crisi mondiale, come quella del 2008 e 2009? No, non lo sappiamo, così come non sappiamo quando i tassi di interesse aumenteranno. Però sappiamo che il vetro è fragile e l'Italia è fragile, quindi possiamo andare avanti per tanto tempo, se siamo fortunati e nessuno tira un sasso, però potrebbe anche arrivare una crisi il prossimo anno, se le condizioni esterne cambieranno. La nostra fragilità ci espone al rischio, probabilmente troppo.

 

 

Carlo Cottarelli è nato a Cremona nel 1954. Sposato con due figli, un maschio e una femmina, è laureato in Scienze Economiche e Bancarie. Nel 1988 diventa direttore degli Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale a Washington, dove lavora per venticinque anni.
Nel 2013 viene chiamato da Enrico Letta a ricoprire l'incarico di Commissario straordinario della Revisione della Spesa Pubblica, la famosa o famigerata spending review. Dall' ottobre 2017 è Direttore dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell'Università Cattolica di Milano.

19/11/2019

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