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Emergenza Coronavirus e nuovo Piano di sanità pubblica della Regione: per le case di riposo di fatto non c'è nulla di concreto

"Emergenza Coronavirus e nuovo Piano di sanità pubblica della Regione: per le case di riposo di fatto non c'è nulla di concreto

«A fidarci delle dichiarazioni in conferenza stampa, ci siamo sbagliati: per le case di riposo di fatto non c'è nulla di concreto e immediatamente operativo», considerano con una punta di amarezza Fp, Fisascat e Fnp del Veneto dopo aver letto il nuovo Piano di sanità pubblica. Piano che era stato annunciato in alcuni termini dal governatore Luca Zaia e dall'assessora alla Sanità Manuela Lanzarin lunedì in conferenza stampa, e divulgato in altri nel suo testo definitivo in serata dagli uffici della Regione. Le 33 righe dedicate alle strutture residenziali per anziani introducono una sola novità: una metodica di valutazione del rischio attraverso la raccolta dati degli ospiti e degli operatori positivi al Covid-19, la rilevazione dei Dpi in dotazione e l'organigramma delle strutture. Elementi che serviranno "dopo" alla effettiva definizione di un "Piano di Sanità Pubblica" specifico per le case di riposo. Troppo poco per un settore (378 strutture in Veneto, 136 pubbliche e 242 private) che da settimane vive la lotta al contagio in estrema difficoltà e con armi decisamente spuntate.

«Dare una cornice per procedere alla valutazione dei rischi in ogni Rsa è sì importante, ma senza dare già oggi indicazioni concrete su come operare poi si finisce col perdere altro tempo, quando sappiamo ormai molto bene che questo virus corre», commentano le segretarie generali venete Marj Pallaro (Fp), Maurizia Rizzo (Fisascat) e Vanna Giantin (Fnp). Tutto quello che lunedì era stato annunciato, e che trovava anche corrispondenza nelle proposte avanzate dai sindacati in questi giorni, non trova una descrizione fattuale nel Piano di sanità pubblica divulgato.

Non è scritto in che modo si procederà all'eventuale isolamento degli ospiti positivi, o all'eventuale trasformazione di una casa di riposo con un elevato numero di contagi in una sorta di Covid-Rsa.

Non è scritto in che modo si darà agli operatori al lavoro la possibilità di non rientrare nelle proprie abitazioni, come forma di tutela per le loro famiglie.

Non è scritto in che modo la Regione si sia attivata per integrare il personale delle case di riposo, che conta oltre 200 positivi e sta lavorando in condizioni di grande stress, attingendo da quelle figure qualificate, presenti nel settore sociosanitario, al momento inoccupate o sottoccupate.

Non è scritto in che modo debba essere garantito per l'ospite un minimo livello di relazione coi propri famigliari all'esterno, da quando sono state vietate le visite: un fattore umano estremamente importante, compensato in questo momento solo dalla buona volontà degli operatori che favoriscono videochiamate. Ma senza una vera e propria indicazione, ci sono strutture che negano anche questa possibilità.

In questo momento di piena emergenza, ci si aspettava molta più concretezza.

31/03/2020

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