Covid-19, Migranti più a rischio degli italiani secondo l’Istituto Superiore di Sanità

 Covid-19, Migranti più a rischio degli italiani secondo l’Istituto Superiore di Sanità

La pandemia ha purtroppo colpito indifferentemente e trasversalmente tutti, ma ci sono categorie che per la loro fragilità risultano più vulnerabili, tra queste quella dei migranti.

Le condizioni di vita e di lavoro, ma anche barriere all’accesso all’assistenza sanitaria, rendono il rischio di morbosità e mortalità da Covid-19 più alto tra i migranti che tra gli italiani. È quanto emerge da uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicato sull’ultimo numero del European Journal of Public Health (Rivista europea di Salute Pubblica), che ha analizzato 213.180 casi di Covid-19 diagnosticati in Italia tra il 20 febbraio e il 19 luglio 2020, che comprendevano 15.974 (7,5%) cittadini non italiani.

È risultato che i casi non italiani sono stati diagnosticati circa due settimane dopo rispetto ai casi italiani e che il ritardo arriva a quattro settimane per i migranti provenienti da Paesi a basso reddito. Diagnosi meno tempestive significano malattia in stato più avanzato e con sintomi più gravi, come sembrano confermare i dati sui ricoveri. Anche il rischio di morte risulta più alto nei pazienti provenienti da Paesi a basso reddito rispetto a quelli italiani, sebbene questa differenza non sia stata osservata nei casi che hanno richiesto il ricovero.

In Italia è ovviamente consentito l'accesso ai servizi di emergenza e ad alcuni servizi ambulatoriali a tutti i cittadini stranieri, mentre l'accesso a servizi aggiuntivi, compresa l'assegnazione a un medico di base avviene solo in presenza di uno status documentato. Ulteriori barriere, linguistiche, amministrative, legali, culturali e sociali, possono ostacolare il rapido accesso ai servizi sanitari, portando probabilmente a una diagnosi ritardata.

I ritardi nelle diagnosi, altra ipotesi dei ricercatori, potrebbero essere dovuti anche al timore dei diretti interessati di finire in isolamento/quarantena con le conseguenze che questo comporta sull’attività lavorativa. Proprio il mancato isolamento, in assenza di una diagnosi tempestiva, avrebbe mantenuto più alta la circolazione del virus nelle comunità straniere anche durante le misure di lockdown estese a tutta la popolazione.

L’ISS sottolinea quindi che garantire e favorire ai cittadini stranieri l'accesso precoce alla diagnosi e al trattamento, così come l’accesso alla vaccinazione anti-Covid-19, potrebbe facilitare il controllo della trasmissione della SARS-CoV-2 e migliorare le condizioni di salute di tutti, indipendentemente dalla nazionalità.

29/03/2021

Condividi l'articolo su: