Sanità e medici di famiglia, piano regionale dei servizi alla persona, povertà, contrattazione e dialogo con le parti sociali sono le priorità che il segretario generale della FNP Sardegna, Alberto Farina, pone sul tavolo della nuova Presidente della Giunta regionale con una “lettera aperta” inviata stamattina al Governatore Alessandra Todde. I primi tre riguardano problematiche particolarmente sensibili soprattutto per gli over 65, ma di valenza universale per tutti i sardi. Contrattazione e dialogo richiamano, invece, qualità e continuità delle relazioni sindacali, particolarmente delicate sui temi che interessano la qualità della vita. Con una rivendicazione forte da parte di Farina: « I veri “esperiti” di sanità e politiche sociali sono non gli assessori tecnici, ma i cittadini che vivono sulla propria pelle non solo le malattie, ma anche la disorganizzazione e le carenze di sistemi costruiti a tavolino».
Sulla sanità, tema costante della campagna elettorale della nuova Presidente, la Fnp ricorda le carenze organizzative del sistema, che producono effetti devastanti sui pazienti, soprattutto anziani, maggiori “fruitori” dei servizi socio-sanitari-assistenziali. Quasi il 20% di loro - di cui molti disabili ( gli over 65 soggetti più colpiti dalla disabilità, la maggior parte donne) - rinuncia a curarsi per mancanza di risorse finanziarie. La Sardegna è la terz’ultima tra le regioni italiane per garanzia dei livelli essenziali di assistenza erogati. Negli ultimi dieci anni la mortalità è aumentata del 9,18% : nel 2012 registrati 15.887 morti, nel 2022 oltre 20 mila. Non solamente per i decessi Covid degli ultimi anni.
«Non è bello scoprire, a sorpresa nei laboratori analisi - scrive Farina nella lettera aperta - che i test ematici sono a pagamento perché la Regione non ha rinnovato le convenzioni. E’ diffusa esperienza che i pronto soccorso sono intasati perché la medicina territoriale è inesistente. Non solo le persone più fragili a volte vivono drammaticamente le lunghe attese per una visita specialistica o si vedono costrette ai “viaggi della speranza”. I cittadini percepiscono nel settore della salute solamente il caos». Quindi la riforma della sanità è da fare bene e velocemente, a partire dalla medicina territoriale da realizzare senza prescindere dalle specificità dell’Isola, dalla tipologia degli insediamenti, dai reali bisogni delle comunità.
I sindacati dei medici informano che entro 4 anni in Sardegna, per raggiunti limiti d’età, lasceranno il servizio oltre 500 medici di famiglia convenzionati. Attualmente in servizio poco meno di mille medici per una popolazione superiore a 1.400.000 abitanti in età non pediatrica. La richiesta al Governatore Alessandra Todde è un suo intervento con politiche serie ed efficaci centrate sul territorio, per evitare che quasi metà dei sardi rimanga senza medico di famiglia.
La Fnp chiede l’aggiornamento del Piano regionale dei servizi alla persona puntando su integrazione e stretta connessione tra servizi alla persona e piano socio-sanitario, con maggiori risorse da destinare agli anziani in particolare per l’assistenza domiciliare integrata.
Il segretario generale Fnp Sardegna evidenzia che nell’isola nel 2022 l’incidenza della povertà relativa individuale è stata pari al 20%, un dato superiore al 14,8% dell'Italia, e ben più elevato rispetto al 9,2% del Nord, al 9,9% del Centro, e solo leggermente inferiore al 25,3% del Sud. Tra i poveri i numerosi portatori di pensioni sociali e di invalidità e anche pensionati del settore privato con assegno mensile medio di 784,27 euro, oggi coincidente con l’assegno dell’ex reddito di cittadinanza.
Secondo la Fnp una delle cause dei ripetuti fallimenti dei tentativi di riordino, anche parziale, del sistema sanitario sardo è stata la mancanza del confronto continuo della Giunta con i sindacati sulle questioni riguardanti direttamente lavoratori, pensionati, anziani, famiglie, servizi. « Un errore - scrive Alberto Farina - commesso spesso nell’attività di governo, non solo dall’ultima Giunta. Un deficit di ricerca del confronto e del dialogo quanto più l’assessore di turno si considerava per ruolo, professione e titoli accademici “esperto” della materia, cioè assessore-tecnico. I veri “esperti” sono i cittadini che vivono sulla propria pelle non solo le malattie, ma anche la disorganizzazione e le carenze di sistemi costruiti a tavolino. Di qui la necessità del dialogo costante con i sindacati portatori, con altri, degli interessi della comunità. Il confronto con le parti sociali - aggiunge il segretario generale dei pensionati sardi - sembra rallentare la “voglia”, a volte la tentazione, del decisionismo, ma è garanzia di condivisione sociale e di risposte appropriate ai bisogni della gente».