Sanità. Emilio Didonè: fare chiarezza per i malati di Alzheimer ricoverati in Rsa
Non bastano le sentenze ma è necessario completare la riforma della non autosufficienza
“Dare una risposta certa ai malati di Alzheimer ricoverati nelle Rsa e negli istituti di cura per i quali sarebbe ‘normale’ definire un Lea (Livello essenziale di assistenza) come attività sanitaria, quindi di competenza e a carico del SSN, che sia strettamente e inscindibilmente correlato con l'aspetto assistenziale e con un Piano terapeutico personalizzato che curi l’evoluzione della patologia”: è quanto afferma il segretario generale Fnp Cisl Emilio Didonè alla luce della condizione dell’assistenza agli anziani non autosufficienti e della questione riguardante il pagamento della retta delle Rsa da parte dei malati di Alzheimer.
La normativa nazionale dispone che, per le persone fragili residenti in RSA, il costo della retta sia per il 50% a carico del SSN e per il restante 50% a carico delle famiglie, ma molto spesso già oggi l’importo pagato da queste ultime è superiore, in quanto i costi per i servizi alberghieri e assistenziali superano la retta sanitaria prevista dalla Regione. “Rispetto ad una situazione che mette in difficoltà sia le persone affette da questa patologia (in Italia circa 650mila) sia le loro famiglie, sia infine gli enti sociosanitari che offrono loro assistenza, è necessario – continua Didonè – che la questione sia affrontata definitivamente dalle Regioni, dal legislatore e dalla politica tutta per evitare un contrasto sociale inutile e dannoso, con ricorsi alle vie legali per far valere le proprie ragioni. In questi anni sono state emesse sentenze che hanno stabilito che, in molti casi, l’intera retta sia a carico del SSN, specialmente quando le prestazioni erogate hanno una rilevanza sanitaria significativa, come nel caso degli anziani affetti dal morbo di Alzheimer ricoverati in una struttura pubblica o convenzionata, e anche la stessa Corte di Cassazione di recente ha stabilito che, nel caso di ricoveri che prevedono una prestazione sanitaria, tutti i costi vadano imputati al Sistema sanitario.
Per questa ragione – conclude Didonè – chiediamo che la politica intervenga tempestivamente per dare risposte ai malati e alle loro famiglie, senza abbandonarli nella gestione di una malattia così invalidante e dirompente e con rette elevatissime che variano solo per la parte assistenziale tra gli 80 ei 150 euro al giorno.”