Minori e Privacy. Riservatezza: un valore da preservare

Minori e Privacy. Riservatezza: un valore da preservare
24/10/2025
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Minori e Privacy. Riservatezza: un valore da preservare

L’educazione alla riservatezza non è solo questione tecnica o tecnologica.

La vita in "rete": rischi che si celano dietro un semplice click

In un’epoca in cui la vita – anche quella privata – tende a svolgersi in “rete”, la tutela della riservatezza assume un rilievo centrale non solo per gli adulti, ma ancor più per chi — bambini o adolescenti — può non avere piena consapevolezza dei rischi che si celano dietro un semplice click.

La fotografia, che fino a ieri era un ricordo custodito in album cartacei, oggi può diventare un file condiviso istantaneamente con migliaia di persone: da questo salto deriva una vulnerabilità nuova, che non può essere trascurata.

Il diritto all'immagine e quando si tratta di bambini?

Sul piano giuridico, il diritto all’immagine non è mera formalità: esso rappresenta una manifestazione del diritto più generale alla persona, all’autodeterminazione e alla protezione dei dati personali.

In Italia, il Regolamento UE 2016/679 (cd. GDPR) e la normativa nazionale collegata pongono limiti precisi al trattamento delle immagini, specie quando il soggetto ritratto è minorenne. Quando si tratta di bambini, l’atto di pubblicare fotografie sui social non può considerarsi un comportamento neutro: diviene un’operazione che investe la dignità, la reputazione e la sfera privata del minore. Il Garante per la protezione dei dati, peraltro, ha più volte richiamato l’attenzione sul fenomeno dello “sharenting” — ossia la condivisione (talvolta eccessiva) dei contenuti che riguardano i figli da parte dei genitori — evidenziando come essa possa generare un’impronta digitale del tutto indipendente dalla volontà del bambino e, in certi casi, porre le basi per usi impropri e pericolosi delle immagini.

Il compito educativo delle famiglie

In questa prospettiva, il compito educativo che i genitori hanno nei confronti dei figli è quanto mai delicato: non basta vietare le foto o imporre restrizioni tecniche, ma occorre spiegare, sia a parole sia con l’esempio, che ogni immagine ha una storia, un uso e un confine. I figli devono comprendere che un’immagine pubblicata su un social non “appartiene” più soltanto a chi la scatta o la condivide, ma può essere duplicata, modificata, memorizzata, diffusa da soggetti terzi anche al di fuori del controllo originario. In casi estremi, immagini innocue possono essere strumentalizzate — a fini di furto d’identità, manipolazione, costruzione di profili falsi — o essere inserite in contesti lesivi, ben oltre l’intento originale.

Accanto a questo ruolo fondamentale dei genitori, i nonni (o altri familiari) possono svolgere una funzione di alleato di saggezza: prima ancora che possano scattare foto o proporle sui social, è utile che insieme al bambino si riflettano le conseguenze potenziali di ogni condivisione. Spesso i nonni, con la loro esperienza generazionale, possono aiutare a evocare analogie offline — come la scelta di volere un’immagine conservata in famiglia anziché resa pubblica — e a rafforzare l’idea che la riservatezza non è un gesto punitivo, ma una barriera preventiva.

Naturalmente, non si tratta di vietare ogni utilizzo delle immagini: le fotografie possono raccontare affetto, memoria, creatività. Ma chi le condivide — che sia un genitore o un parente — ha la responsabilità di operare scelte ponderate: preferire modalità riservate (cerchie ristrette, privacy restrittive), chiedere il consenso informato (anche del minore, quando è in grado di comprenderlo), evitare scatti troppo intimi o esposti, evitare tag indiscriminati, e rinviare ad altri momenti la pubblicazione in cui il minore abbia voce in capitolo.

Dal punto di vista legale

Dal punto di vista legale, va sottolineato che il trattamento delle immagini (come dato personale) presuppone una base giuridica (ad es. il consenso), e che in caso di minore di quattordici anni spesso la condivisione costituisce un atto di straordinaria amministrazione, che richiede l’accordo di entrambi i genitori. Il Garante, in un recente provvedimento (n. 681 del 13 novembre 2024), ha sancito che un genitore non può unilateralmente pubblicare una fotografia del figlio sui social senza il consenso dell’altro genitore, imponendo in tal caso l’obbligo di cessare l’uso dell’immagine. 

L'educazione alla riservatezza

In conclusione, l’educazione alla riservatezza non è solo questione tecnica o tecnologica, ma questione di rispetto della persona, della sua autonomia e del suo diritto a decidere cosa rimanere privato e cosa diventare pubblico. I genitori e i nonni, ognuno nel proprio ruolo, possono cooperare per trasmettere ai figli e ai nipoti una consapevolezza: la vera libertà digitale passa anche dal rispetto dei confini dell’immagine, e da una cultura del “possesso responsabile” dello spazio digitale.

In allegato troverete delle “Pillole di diritto per i Nonni” ovvero delle slides di approfondimento in materia di minori e privacy.

Buona Lettura.

 

 

Approfondimenti

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Argomenti: Famiglia


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