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SISTEMA RETRIBUTIVO E SISTEMA CONTRIBUTIVO

Quali sono le differenze?

SISTEMA RETRIBUTIVO E SISTEMA CONTRIBUTIVO
SISTEMA RETRIBUTIVO E SISTEMA CONTRIBUTIVO

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SISTEMA RETRIBUTIVO E SISTEMA CONTRIBUTIVO

Che calcoli ci sono alla base della pensione? Viene applicato il metodo retributivo o quello contributivo? Quali sono le differenze e quanto incidono sull'ammontare della pensione?

Introdotto dalla Riforma Dini del '95, il metodo contributivo ha completamente rinnovato i meccanismi di calcolo della pensione che sono ora in funzione dei contributi versati ed è ormai divenuto, con la Riforma Fornero dal 1° gennaio 2012, l'unico criterio di calcolo delle pensioni, in sostituzione del precedente metodo retributivo.


Il metodo contributivo

È basato sull'ammontare dei contributi versati in tutta la vita lavorativa, a differenza del vecchio metodo retributivo che fa riferimento alla media della retribuzione degli ultimi anni lavorativi. Questo nuovo metodo di calcolo contributivo è stato previsto per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico nel lungo termine, cioè per garantire nel tempo risorse economiche sufficienti da parte degli enti previdenziali pubblici per pagare i pensionati.


Calcolo retributivo della pensione: a chi si applica?

Bisogna prendere in considerazione la data di entrata in vigore della Riforma Dini, il 31 dicembre 1995 e gli anni di versamenti contributivi maturati fino a quel momento. Il metodo retributivo è quindi applicabile:

  • ai lavoratori che alla data del 31 dicembre 1995 vantavano almeno 18 anni di anzianità contributiva
  • a seguito della riforma Fornero del 2012 per tali lavoratori il metodo retributivo è applicabile solo per gli anni di lavoro maturati fino al 31 dicembre 2011. Dal 1 gennaio 2012 infatti trova applicazione per tutti il metodo contributivo per gli anni di contribuzione residui.

 

Calcolo retributivo della pensione: in cosa consiste?

Il sistema retributivo calcola la pensione in relazione alla retribuzione media degli ultimi anni di lavoro:

  • fino al 31 dicembre 1992, gli ultimi 5 anni di lavoro per i lavoratori dipendenti e 10 per quelli autonomi;
  • dal 1 gennaio 1993 al 31 dicembre 2011, gli ultimi 10 anni di lavoro per i lavoratori dipendenti e 15 per quelli autonomi;

Le pensioni risultano potenzialmente più “ricche” non solo per i diversi elementi alla base del calcolo ma anche perché, di solito, negli ultimi anni della propria carriera la retribuzione è più elevata.

 

Pensione retributiva: come si calcola?

Per il calcolo della pensione 3 sono gli elementi essenziali:

  • La retribuzione annua pensionabile: è la retribuzione o il reddito medio degli ultimi anni di attività lavorativa antecedenti alla data di pensionamento (ad esempio i 10 anni per i lavoratori dipendenti);
  • l’anzianità contributiva: è data dagli anni di versamento dei contributi previdenziali alla previdenza pubblica nell’arco dell’attività lavorativa (ad esempio 40 anni);
  • l’aliquota di rendimento: consiste nella % utilizzata per calcolare la pensione sulla base della retribuzione annua pensionabile. Si applica un’aliquota iniziale di rendimento piena del 2%, per importi annui fino a 46.630 euro, che si riduce progressivamente al crescere della retribuzione, scendendo fino al 0,90% per retribuzioni annue superiori a 88.597 euro.

 

Calcolo contributivo della pensione: a chi si applica il metodo?

Anche in questo caso contano la data del 31 dicembre 1995 e gli anni di anzianità contributiva maturati. Il metodo di calcolo contributivo, una volta introdotto con la Riforma Dini, ha trovato applicazione:

  • integralmente per i lavoratori privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995;
  • solo per gli anni di contribuzione successivi al 31 dicembre 1995, per i lavoratori che alla stessa data avevano un’anzianità contributiva inferiore ai 18 anni; per gli anni di contribuzione antecedenti si applica ancora il metodo retributivo.

Con la Riforma Fornero il metodo contributivo è diventato l’unico metodo di calcolo della pensione e viene applicato per gli anni di contribuzione successivi al 1 gennaio 2012 anche per i lavoratori che fino a quel momento erano soggetti interamente al metodo retributivo (quindi con un’anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 superiore ai 18 anni).

 

Calcolo contributivo: in cosa consiste?

Il metodo di calcolo contributivo pone in stretta correlazione i contributi versati durante l'attività lavorativa con la pensione, anziché la retribuzione media degli ultimi anni come nel calcolo retributivo. In questa tipologia di calcolo, quindi, conta l'intera vita lavorativa e alcuni meccanismi contributivi possono agevolare il lavoratore per aumentare almeno in parte la pensione. Tra questi, ad esempio, ci sono l'istituto della ricongiunzione o il riscatto di laurea.


Pensione contributiva: come si calcola?

 Per il calcolo della pensione contributiva gli elementi essenziali sono:

  • la retribuzione (o reddito per gli autonomi) pensionabile annua è la base di calcolo per il versamento dei contributi alla previdenza pubblica ed ha un un tetto massimo che nel 2020 è di 103.055,00 euro;
  • l’aliquota di computo: è la percentuale della retribuzione pensionabile che si accantona come contribuzione ogni anno ai fini della pensione. Per i lavoratori dipendenti è pari al 33% della retribuzione imponibile e per i lavoratori autonomi/liberi professionisti tra il 24% e il 34,23% del reddito imponibile a seconda della categoria lavorativa;
  • il tasso di rendimento (o capitalizzazione): è il tasso con cui vengono rivalutati ogni anno (al 31 dicembre) i contributi versati ed è legato all’andamento medio del PIL degli ultimi 5 anni di riferimento (pari a 1,004684 per dicembre 2017). Ogni anno l’Istat comunica al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il valore del tasso annuo di capitalizzazione ai fini della rivalutazione dei montanti contributivi e per l’anno 2019 il coefficiente di rivalutazione è pari a 1,018254.
  • montante pensionistico individuale: giunti al momento del pensionamento, ogni lavoratore avrà il proprio montante contributivo, cioè la somma, nel corso dell’intera vita lavorativa, di tutti gli accantonamenti annuali di contributi rivalutati (retribuzione pensionabile annua x l’aliquota di computo x il tasso di rendimento).

i coefficienti di trasformazione: sono delle aliquote percentuali con cui il montante pensionistico accumulato viene trasformato in pensione. Le aliquote applicate variano a seconda dell’età del lavoratore al momento del pensionamento, via via più favorevoli all’aumentare dell’età stessa. Le aliquote, soggette a revisione periodica, sono calcolate con metodi attuariali, che tengono conto della speranza di vita e dell’andamento effettivo del PIL.

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