Le previsioni dell’Istat attestano che nel mese di giugno l’inflazione è passata dal 7,6% al 6,4.
Il segnale positivo derivante dal ridotto costo dell’energia e dal calo dei prezzi alla produzione dovevano produrre un taglio secco dei prezzi al dettaglio.
Al contrario il carrello della spesa non ha avuto nessun calo nei costi dei prodotti e non solo di quelli alimentari.
Quando si tratta di aumentare i prezzi si fa con estrema celerità senza perdere tempo quando invece l’inflazione scende si genera una forte resistenza a far scendere i prezzi.
I prezzi infatti, dei beni alimentari, della pulizia delle esigenze ordinarie della propria casa sono a due cifre e le persone e le famiglie continuano a vivere condizioni di grande difficoltà.
Le associazioni che studiano il fenomeno dell’inflazione dichiarano che nei primi sei mesi dell’anno gli italiani hanno speso 4 miliardi in più per mangiare ma a causa del caro prezzi hanno dovuto ridurre le quantità e la qualità dei prodotti acquistati.
Le famiglie tagliano quanto più possono per far quadrare i conti a fine mese.
Sono in crisi per assumere e mettere in regola badanti, colf, babysitter e quindi si è costretti ad alimentare il lavoro in nero con tutte le conseguenze negative sul piano fiscale e previdenziale.
Il Governo ha annunciato interventi sul controllo dei prezzi dei beni primari e fermare la speculazione ma allo stato attuale non ne possiamo registrare alcun effetto positivo.
Noi tutti, abbiamo bisogno di fatti non di parole e auspichiamo che la politica su questo ed altro ritrovi il suo compito primario di risolvere i problemi più urgenti dei cittadini.
Pompeo Mannone
Segretario Generale Fnp Cisl Roma Capitale e Rieti