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I pensionati del Sulcis-Iglesiente custodi di equilibrio sociale

23/11/2023
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I pensionati del Sulcis-Iglesiente custodi di equilibrio sociale

Per gli anziani del Sulcis-Iglesiente la vecchiaia non è una malattia: “senectus ipsa est morbus” scriveva  P. Terenzio Afro  nel 160 a.C. Malattia nel sud ovest della Sardegna è guardarsi intorno e scoprire che quasi un terzo del Prodotto Interno Lordo (PIL) del territorio è dato dagli assegni INPS inviati mensilmente  a oltre 45 mila donne e uomini. Fa star male vedere che più del 30% dei residenti tra Villamassargia e Calasetta è over 65 perché i giovani fuggono da una terra che non offre lavoro e perciò obbligati a riporre la loro speranze nelle tecnologie dell’Italia settentrionale se non di altri  paesi d’Europa, d’America e perfino dell’Australia. Laureati che non se la sentono di rischiare il futuro con lavori precari o incrementare il tasso di disoccupazione, ora intorno al 35%, galleggiando  in situazioni di basso reddito pro capite.

Ad Angelo Caria, segretario generale della Fnp- Cisl, come ai vecchi minatori di Monteponi, Campo Pisano, Serbariu e Bacu Abis addolora che quelle viscere della terra dove a migliaia si sono presi la silicosi oggi non procurano neppure un posto di lavoro nell’archeologia industriale e nell’ambiente. La vecchiaia è una malattia per le ultime tute blu che con rabbia e dispiacere hanno visto  spegnersi uno dopo l’altra  le ciminiere della spianata di Portovesme. Molti di loro  con il berretto FNP- Cisl, spesso, si uniscono ad Angelo Caria tutte le volte che una delle tante vertenze di sopravvivenza nelle  fabbriche “sospese” richiede la partecipazione dei vecchi. «La solidarietà - dice il segretario FNP - soprattutto nel Sulcis-Iglesiente è un importante strumento di lotta. Le multinazionali con il core business lontano migliaia di chilometri dalla Sardegna devono sapere che qui ogni vertenza ha rilevanza territoriale e dieci buste paga in meno  sono una ferita per un’intera comunità . Una piazza piena anche di pensionati parla agli uomini delle istituzioni».

Avere i capelli bianchi a Iglesias e  Carbonia come negli altri 21 comuni del territorio non significa riposo, tempo libero, passeggiate rilassanti. Da queste parti vuol dire continuare la lotta, non solo per più diritti e migliori condizioni nel lavoro. « Non rallegra l’animo  - dice Angelo Caria - sapere che in molte famiglie la nostra pensione  è l’unica entrata che garantisce un minimo di sopravvivenza a figli e nipoti. Non so fino a quanto potrà durare e soprattutto fino a quando la famiglia potrà essere  il più efficiente  ammortizzatore economico e vecchi lavoratori custodi dell’equilibrio sociale di questo territorio».

 Un ruolo ormai riconosciuto anche dalle istituzioni. « Meno male che ci siete voi, ci dicono sindaci e amministratori regionali. Ma questi attestati  lasciano il tempo che trovano - dice Caria - se non sono accompagnati da iniziative concrete per cambiare la situazione.  Ci sono numerose vertenze aperte nelle aziende di Portovesme e la loro conclusione non è dietro l’angolo. Il territorio  vive in apnea,  non sa quello che gli potrà succedere di bene, ma soprattutto di male. Siamo nella condizione di non poter immaginare il futuro perché mancano certezze  su cui costruire  un progetto territoriale di lungo respiro».

“Campioni di solidarietà”, “sentinelle del territorio”, “volontari sempre pronti a intervenire”  sono alcuni dei titoli attribuiti  alle “penne bianche e grigie”  del Marganai. « Se le belle parole si sprecano, vorremmo anche non essere  le vittime sacrificali del welfare sociale di questo territorio, che si sta sfilacciando in molti punti. A cominciare dalla sanità. Siamo stati il primo territorio a far partire la marcia per la salute coinvolgendo tutti i sindaci. Solo promesse e impegni non mantenuti. Si vuole costruire un grande  nuovo moderno ospedale, ma intanto non si pensa ai bisogni quotidiani degli anziani. Si è visto che le prime vittime del Covid  sono stati gli ultrasessantenni. Siamo i più fragili. Abbiamo bisogno di cure continue e dobbiamo fare i conti con interminabili liste d’attesa. Per saltarle  dobbiamo  rivolgerci alla medicina privata, a pagamento, oppure rinunciare alle cure perché 840 euro mese, questo è l’importo medio delle nostre pensioni, non sono sufficienti per  assicurare pranzo e cena  a figli e nipoti e visite specialistiche. Bisogna rinunciare a qualcosa , generalmente  allo specialista e alle cure mediche».

Presidiare la frontiera sociale  è il programma  che si è dato Angelo Caria  quando  il Consiglio generale della FNP l’ha chiamato alla segreteria. Frontiera “ a bocca di comune”  direbbe un operaio abituato a lavorare in fabbrica o in miniera. « Siamo presenti con sedi autonome, dignitose e attrezzate in 17 dei 23 comuni del Sulcis-Iglesiente, con centinaia di volontari. Il benessere dell’anziano inizia da casa  e dalla sua comunità. Lì vogliamo essere per svolgere tutte le azioni di patronato e assistenza sociale che migliorano la qualità della vita. Siamo il sindacato della prossimità, che cammina vicino e insieme con l’iscritto».

Mario Girau


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