Cara Costituzione... la lettera di Mons. Zuppi
“Cara Costituzione,
sento proprio il bisogno di scriverti una lettera, anzitutto per ringraziarti di quello che rappresenti da tempo per tutti noi. Hai quasi 75 anni, ma li porti benissimo! Ti voglio chiedere aiuto perché siamo in un momento difficile e quando l'Italia, la nostra patria, ha problemi, sento che abbiamo bisogno di te per ricordare da dove veniamo e per scegliere da che parte andare. E poi che cosa ci serve litigare quando si deve costruire?”.
Una lettera, che l'arcivescovo Matteo Zuppi ha scritto alla Costituzione, nell'anno del 75° anniversario della Repubblica. Una lettera per chiedere aiuto in un momento difficile e per avere una via da seguire quando si è smarriti “da che parte andare". E poi, "che cosa ci serve litigare quando si deve costruire?". I padri costituenti "erano avversari, con idee molto distanti, eppure si misero d'accordo su quello che conta e su cui tutti volevano costruire il nostro Paese. Senza questa eredità rischiamo di rendere di nuovo i confini dei muri e motivo di inimicizia, mentre sono ponti".
LA SOCIETA' NON E' UN INSIEME DI ISOLE
La lettera del Cardinale fa riferimento all'articolo 2 della Costituzione. "Ognuno è da te chiamato a pensarsi, progettarsi e immaginarsi sempre insieme agli altri. Tu, infatti, chiedi a tutti di mettere le proprie capacità a servizio della fraternità, perché la società come tu la pensi non è un insieme di isole, ma una comunità tra persone, tra le nazioni e tra i popoli. Fondamentale l'art. 2 in cui parli dei diritti inalienabili dell'uomo, di ogni uomo non solo dei cittadini e dei doveri inderogabili di solidarietà. Ci ricordi (art. 4) il dovere, per ogni cittadino, di impegnarsi in attività che contribuiscano al progresso sociale e civile.
Si tratta di due dei “principi fondamentali”, che fanno parte del volto e dell'anima della Repubblica".
“Infatti, la nostra società vince quando ogni persona, ogni gruppo sociale, si sente veramente a casa. In una famiglia, i genitori, i nonni, i bambini sono di casa; nessuno è escluso. Se uno ha una difficoltà, anche grave, anche quando ‘se l'è cercata', gli altri vengono in suo aiuto, lo sostengono; il suo dolore è di tutti. […] Nelle famiglie, tutti contribuiscono al progetto comune, tutti lavorano per il bene comune, ma senza annullare l'individuo; al contrario, lo sostengono, lo promuovono…”
SIAMO RESPONSABILI GLI UNI DEGLI ALTRI
“La stessa salute va curata - altro che vivere come viene: siamo davvero responsabili gli uni degli altri! (art. 32) - perché la salute non è solo un fondamentale diritto dell'individuo, ma interesse dell'intera collettività. Questo non vale solamente per difenderci meglio dai contagi o per gestire in maniera più efficiente il sistema sanitario, ma perché l'attenzione alla salute di tutti e di ciascuno è uno dei presupposti basilari di una vera cittadinanza attiva. Insomma: star bene anche per potersi impegnare per gli altri e quindi per tutti”.
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