Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne: #noexcuse
Ogni 10 minuti una donna viene uccisa. #NoExcuse UNiTE per porre fine alla violenza contro le donne
Istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, in ricordo delle tre sorelle Mirabal, deportate, violentate e uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana.
Anche quest’anno ci ritroviamo, ancora una volta, ad affrontare il sempre più evidente fenomeno della violenza perpetrata ai danni delle donne.
Cosa si considera violenza contro le donne
La violenza contro le donne e le ragazze (VAWG) resta in gran parte non denunciata a causa dell'impunità, del silenzio, dello stigma e della vergogna che la circondano.
Può manifestarsi in forme fisiche, sessuali e psicologiche, comprendendo:
- violenza del partner (percosse, abusi psicologici, stupro coniugale, femminicidio);
- violenza e molestie sessuali (stupro, atti sessuali forzati, avances sessuali indesiderate, abusi sessuali su minori, matrimoni forzati, molestie di strada, stalking, molestie informatiche);
- tratta di esseri umani (schiavitù, sfruttamento sessuale);
- mutilazioni genitali femminili; e
- matrimonio precoce.
Nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne, emanata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1993, la violenza contro le donne viene definita come "qualsiasi atto di violenza di genere che provochi, o sia suscettibile di provocare, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che si verifichino nella vita pubblica che in quella privata".
Ciò riguarda le donne in tutte le fasi della loro vita, compresa l'istruzione, l'occupazione e le opportunità.
Alcune donne e ragazze, come quelle in situazioni di vulnerabilità o di crisi umanitarie, le migranti, le persone LGTBI, le popolazioni indigene o quelle con disabilità, corrono rischi maggiori.
La violenza contro le donne continua a essere un ostacolo al raggiungimento dell'uguaglianza, dello sviluppo, della pace e al rispetto dei diritti umani delle donne e delle ragazze.
I maledetti numeri
Come di prassi guardiamo i numeri ma, questa volta, avvalendoci degli andamenti percentuali di quanto orbita intorno al fenomeno, rilevato nel periodo 2021/2023:
“I dati relativi alle segnalazioni a carico dei presunti autori noti …, mostrano, nel triennio, un incremento, rispettivamente del 6% per gli atti persecutori, dell’11% per i maltrattamenti contro familiari e conviventi e del 15% per le violenze sessuali”;
Inoltre, per i reati introdotti dal cosiddetto Codice rosso “…i dati fanno registrare, nel triennio, un generale aumento: per la costrizione o induzione al matrimonio del 21%; per la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa del 18%; per la deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso del 3%; per la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti dell’1%”;
“…per quanto attiene alle donne uccise, non viene effettuata un’analisi dei “femminicidi” in quanto tale definizione, pur facendo riferimento a una categoria criminologica nota e costituendo un termine di uso comune per indicare gli omicidi con vittime di genere femminile compiuti come atto estremo di violenza misogina, non trova corrispondenza in una fattispecie codificata nel nostro ordinamento giuridico e si presta, pertanto, ad interpretazioni. Da sottolineare che l’ISTAT, Istituto con il quale da tempo il Ministero dell’Interno (in particolare attraverso la Direzione Centrale della Polizia Criminale) ha in atto un rapporto di collaborazione inter-istituzionale, è impegnato, in ambito internazionale, per l’individuazione di criteri univoci, ai fini statistici, per la definizione della categoria del “femminicidio”.
L’esame viene, quindi, sviluppato sugli omicidi volontari, attraverso lo studio e l’analisi di tutti i dati interforze acquisiti dalla Banca Dati delle Forze di polizia, che vengono confrontati ed integrati attraverso le fonti aperte e con le informazioni che pervengono dai presidi territoriali di Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri.
Lo studio degli elementi informativi acquisiti permette di ricostruire la dinamica dell’evento, l’ambito in cui si è svolto il delitto e le eventuali relazioni di parentela o sentimentali che legavano i soggetti coinvolti”.
Questo è quanto pubblicato nell’”Analisi Criminologica della violenza di genere” (Direzione Centrale della Polizia Criminale-Ministero dell’Interno. Luglio 2024).