Giornata mondiale dei nonni e degli anziani: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti”

Giornata mondiale dei nonni e degli anziani: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti”
19/07/2022
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Giornata mondiale dei nonni e degli anziani: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti”

Il 24 luglio 2022 si celebra la II Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, una celebrazione voluta e istituita da Papa Francesco, a partire dal 2021, con l’obiettivo di restituire valore agli anziani come colonna portante della nostra società. Una società che, in realtà, è ancora troppo volta alla cultura dello scarto e della produttività.

Come ha ricordato il Sanato Padre, “grazie ai progressi della medicina la vita si è allungata: ma la società non si è “allargata” alla vita! Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità. Finché siamo giovani, siamo indotti a ignorare la vecchiaia, come se fosse una malattia da tenere lontana; quando poi diventiamo anziani, specialmente se siamo poveri, se siamo malati soli, sperimentiamo le lacune di una società programmata sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani. E gli anziani sono una ricchezza, non si possono ignorare”. (Udienza Generale, 04 marzo 2015)

Il tema della seconda Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani, "Nella vecchiaia daranno ancora frutti" (Sal 92,15), è stato scelto dal Papa e reso noto dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Un tema che rispecchia il pensiero di Francesco sull’anzianità, intesa non come “un momento per tirare i remi in barca” ma una via da percorrere, “una vocazione” da perseguire “per riempire il vuoto dell’ingratitudine” che circonda la vecchiaia.

“Il tema – si legge in un comunicato del Dicastero – intende sottolineare come i nonni e gli anziani siano un valore e un dono sia per la società che per le comunità ecclesiali”. Un invito a riconoscerne un ruolo attivo mentre spesso i nonni e gli anziani sono tenuti ai margini dalle famiglie e dalla società, i loro volti diventano l’emblema della cultura dello scarto che il Papa invita a contrastare. “La loro esperienza di vita e di fede può contribuire, infatti, ad edificare società consapevoli delle proprie radici e capaci di sognare un avvenire più solidale”.

 

Per una riflessione più approfondita vi riportiamo un importante passaggio di una delle Udienze Generali di Papa Francesco dedicata al tema della Vecchiaia.

Assieme alle migrazioni, la vecchiaia è tra le questioni più urgenti che la famiglia umana è chiamata ad affrontare in questo tempo. Non si tratta solo di un cambiamento quantitativo; è in gioco l’unità delle età della vita: ossia, il reale punto di riferimento per la comprensione e l’apprezzamento della vita umana nella sua interezza. Ci domandiamo: c’è amicizia, c’è alleanza fra le diverse età della vita o prevalgono la separazione e lo scarto?

Tutti viviamo in un presente dove convivono bambini, giovani, adulti e anziani. Però è cambiata la proporzione: la longevità è diventata di massa e, in ampie regioni del mondo, l’infanzia è distribuita a piccole dosi. Abbiamo pure parlato dell’inverno demografico. Uno squilibrio che ha tante conseguenze. La cultura dominante ha come modello unico il giovane-adulto, cioè un individuo che si fa da sé e rimane sempre giovane. Ma è vero che la giovinezza contiene il senso pieno della vita, mentre la vecchiaia ne rappresenta semplicemente lo svuotamento e la perdita? Quello è vero? Soltanto la giovinezza ha il senso pieno della vita, e la vecchiaia è lo svuotamento della vita, la perdita della vita? L’esaltazione della giovinezza come unica età degna di incarnare l’ideale umano, unita al disprezzo della vecchiaia vista come fragilità, come degrado o disabilità, è stata l’icona dominante dei totalitarismi del ventesimo secolo. L’abbiamo dimenticato questo?

L’allungarsi della vita incide in maniera strutturale sulla storia dei singoli, delle famiglie e delle società. Ma dobbiamo chiederci: la sua qualità spirituale e il suo senso comunitario sono oggetto di pensiero e di amore coerenti con questo fatto? Forse gli anziani devono chiedere scusa della loro ostinazione a sopravvivere a spese d’altri? O possono essere onorati per i doni che portano al senso della vita di tutti? Di fatto, nella rappresentazione del senso della vita – e proprio nelle culture cosiddette “sviluppate” – la vecchiaia ha poca incidenza. Perché? Perché è considerata un’età che non ha contenuti speciali da offrire, né significati propri da vivere. Per di più, manca l’incoraggiamento delle persone a cercarli, e manca l’educazione della comunità a riconoscerli. Insomma, per un’età che è ormai una parte determinante dello spazio comunitario e si estende a un terzo dell’intera vita, ci sono – a volte – piani di assistenza, ma non progetti di esistenza. Piani di assistenza, sì; ma non progetti per farli vivere in pienezza. E questo è un vuoto di pensiero, di immaginazione, di creatività. Sotto questo pensiero, quello che fa il vuoto è che l’anziano, l’anziana sono materiale di scarto: in questa cultura dello scarto, gli anziani entrano come materiale di scarto.

La giovinezza è bellissima, ma l’eterna giovinezza è un’allucinazione molto pericolosa. Essere vecchi è altrettanto importante – e bello – è altrettanto importante che essere giovani. Ricordiamocelo. L’alleanza fra le generazioni, che restituisce all’umano tutte le età della vita, è il nostro dono perduto e dobbiamo riprenderlo. Deve essere ritrovato, in questa cultura dello scarto e in questa cultura della produttività.

Papa Francesco

UDIENZA GENERALE - Aula Paolo VI. Mercoledì, 23 febbraio 2022


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