Liste d'attesa: novità dal Governo
Riduzione delle liste d'attesa, Cup unico ed esami nei weekend: tutte le misure previste
IL NUOVO DECRETO
Il nuovo decreto che mira a ridurre i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie in Italia è composto da otto articoli. Tuttavia perché le misure previste dal decreto siano attuate si dovrà attendere che siano approvate le linee guida e i piani di attuazione delle diverse misure messe in campo.
Di seguito i principali interventi e novità.
Art.1 L’istituzione di una Piattaforma Nazionale per le Liste d’Attesa, che sarà realizzata presso l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), le cui linee guida saranno approvate entro 60 giorni dalla data di conversione in legge del decreto, acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
Questo strumento consentirà al Ministero della Salute di monitorare in modo puntuale e reale i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, verificherà sia la disponibilità di agende sia per il sistema pubblico che per gli erogatori privati accreditati, che il rispetto del divieto di sospensione o di chiusura delle attività di prenotazione, nonché la produttività il tasso di saturazione delle risorse umane e tecnologiche.
Art. 2 Al fine di rafforzare le attività di controllo del Sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria (SIVeAS), verrà costituito un Organismo di Verifica e Controllo alle dirette dipendenze del Ministero della Salute che verificherà il corretto funzionamento delle liste d’attesa e dei piani operativi per il loro recupero. L’Organismo, al fine di corrispondere a segnalazioni da parte di cittadini circa presunte irregolarità, ritardi o inadempienze, può acquisire la relativa documentazione e richiedere chiarimenti e riscontri in relazione ai quali le Regioni e le Province 4 autonome interessate hanno l'obbligo di rispondere, anche per via telematica, entro quindici giorni.
Art. 3 Implementazione del sistema di prenotazione delle prestazioni sanitarie. A tal fine si prevede la costituzione di un Codice Unico di Prenotazione (CUP) regionale o infra-regionale che prevede l’integrazione nella rete assistenziale delle prestazioni erogate dalle strutture sanitarie private autorizzate. Le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano promuovono l'attivazione di soluzioni digitali per prenotare e disdire l'appuntamento autonomamente e per il pagamento del ticket, ove previsto.
IL CUP: SE NON TI PRESENTI ALL’APPUNTAMENTO LA PRESTAZIONE SI PAGA
Il CUP attiva un sistema di disdetta delle prenotazioni, per ricordare all'assistito la data di erogazione della prestazione, per richiedere la conferma o la cancellazione della prenotazione effettuata, da effettuarsi almeno due giorni lavorativi prima dell’erogazione della prestazione, anche in modalità da remoto, nonché sistemi di ottimizzazione delle agende di prenotazione. Nel caso il cittadino prenotato non si presenti, senza giustificato motivo, all’appuntamento potrà essere soggetto al pagamento della quota di compartecipazione per la prestazione.
Per le aziende sanitarie e ospedaliere è vietata la sospensione o chiusura delle attività di prenotazione. L’inadempienza contrattuale da parte dei soggetti affidatari dello sviluppo del CUP di una Regione, definitivamente accertata, costituisce illecito professionale.
CLASSI DI PRIORITÀ: GARANTITA LA PRESTAZIONE IN INTRAMOENIA
Per i cittadini per i quali non sarà rispettato la tempistica indentificata per classi di priorità di erogazione, l’Asl dovrà garantire la stessa prestazione in intramoenia (la libera professione dei medici nello stesso ospedale) o con il sistema privato accreditato e il cittadino dovrà pagare solo il ticket (se non è esente).
Nell’ambito della gestione delle patologie cronico-degenerative e oncologiche deve essere definito e garantito l’accesso alle prestazioni presenti nei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (PDTA), attraverso agende dedicate. La gestione di tali agende può essere effettuata direttamente dallo specialista di riferimento o dalla struttura appositamente dedicata della ASL di appartenenza.
Art. 4 Potenziamento dell’offerta assistenziale in relazione alle visite diagnostiche e specialistiche. Al fine dell’abbattimento delle liste di attesa specialistiche con l’effettuazione delle prestazioni anche nei giorni di sabato e domenica e il prolungamento della fascia oraria di erogazione.
Art. 5 Superamento del tetto di spesa per l’assunzione di personale sanitario.
Art. 6 Ulteriori misure per il potenziamento dell’offerta assistenziale e il rafforzamento dei Dipartimenti di salute mentale.
Art. 8 Si prevede l’entrata in vigore del decreto il giorno successivo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
CONSIDERAZIONI
Il tema non è risolto ed è ben lungi dall’esserlo nel breve periodo. Oggi le liste di attesa ci sono e non sono un’invenzione dei soliti catastrofisti o del Sindacato.
I CITTADINI RINUNCIANO ALLE CURE
Cittadini, soprattutto pensionate e pensionati, vivono questa problematica ogni giorno sulla loro pelle, come certificato l’ISTAT che afferma che sono circa 4,5 milioni gli italiani che rinunciano ogni anno a curarsi per questioni economiche o per difficoltà di accesso al SSN.
Fino ad oggi abbiamo avuto un SSN che ha offerto un duplice binario di accesso alle prestazioni, uno “a scartamento ridotto” dedicato ai più poveri, con tempi di attesa biblici e, un altro “a pagamento” tramite l’intramoenia, che è più efficiente.
Questa situazione di diseguaglianza nell’accesso alle cure non è più ammissibile in un sistema pubblico sorretto dalle tasse pagate da milioni di lavoratori e pensionati.
IL NOSTRO IMPEGNO COME SINDACATO
Grazie anche all’operato del sindacato nei diversi tavoli di confronto istituzionali, grazie all’ascolto delle persone, al sapere creare opinione pubblica tra i cittadini, oggi possiamo affermare che il problema delle liste di attesa è entrato nell’Agenda di questo Governo, che sta cercando di trovare risposte strutturali in tempi auspichiamo “normali”.
Non era così scontato tenuto conto che queste criticità non sono di oggi ma arrivano da molto lontano e sono state lasciate peggiorare giorno dopo giorno.
La FNP, dopo i proclami elettorali, vuole vedere però più fatti e meno parole, e chiede di aprire un nuovo dialogo sociale e tavoli di confronto per cercare insieme di fare qualcosa di concreto che migliori il nostro SSN e che dia risposte alle aspettative dei cittadini, in particolare di pensionate e pensionati che ovviamente hanno più bisogno di una sanità che funzioni nel nostro Paese.
Se da un’analisi dei contenuti del decreto emergono una serie di misure e principi condivisibili, tra cui il CUP unificato, dall’altra siamo scettici sul fatto che i Direttori generali e sanitari delle ASL e delle Aziende ospedaliere riescano veramente ad intervenire mettendo mano all’organizzazione interna delle loro strutture sanitarie per garantire maggiore efficienza nell’offerta sanitaria per abbattere le liste di attesa.
I cittadini, sulla carta, una volta che i decreti attuativi e le linee guida saranno definite, dovrebbero essere maggiormente tutelati in quanto potranno ottenere dal SSN le prestazioni dovute entro i tempi previsti dalle loro prescrizioni anche attraverso l’uso dell’intramoenia, diritto che era stato già sancito dal decreto legislativo 124 del 29 aprile 1998, ma quasi mai applicato.
REALIZZAZIONE DELLE MISURE: LE NOSTRE PERPLESSITÀ
Permane, tuttavia, qualche perplessità sull’effettiva realizzazione delle misure previste dal decreto, sia per la scarsità delle risorse economiche, che per la soluzione “tampone” proposta per la gestione del personale.
Infatti le risorse messe nel decreto sono poche e per lo più distratte da altri fondi o finanziamenti già preesistenti. Inoltre tali risorse sarebbero investite per lo più per i compensi erogati per lo svolgimento delle prestazioni aggiuntive detassate al personale medico e infermieristico senza prevedere investimenti per la formazione e l’assunzione di nuovo personale.
Così facendo il personale sanitario difficilmente aumenterà la propria produttività, perché già oggi alcuni reparti sono allo stremo e vengono svolte dagli operatori un numero di ore di straordinario molto elevato, pericoloso sia per la propria salute che per quella dei pazienti.
Invogliare il personale sanitario assunto detassando gli straordinari, valorizzerà la mole di lavoro straordinario ma molto probabilmente non sarà sufficiente ad abbattere le liste di attesa.
Aprire, inoltre, gli ambulatori di sabato e domenica senza formare e assumere nuovo personale, costringerà i direttori sanitari ad intervenire per modificare i turni infrasettimanali del personale adeguando l’offerta di servizi alla presenza di personale senza aumentarne la produttività e accrescendone probabilmente i costi.
A nostro avviso, bisognerà intervenire a “gamba tesa” nella macchina organizzativa di ogni struttura sanitaria regionale, facendo in primis “l’inventario” dell’esistente, delle prestazioni effettivamente erogate giornalmente da ogni struttura ospedaliera e distrettuale, del personale, dei posti letto, dei macchinari a disposizione, analizzando il diverso carico assistenziale dei singoli reparti ospedalieri e ambulatori, e successivamente intervenendo con modifiche organizzative dove si concentra la domanda di assistenza maggiormente, attraverso piani formativi regionali adeguati.
NOTA UTILE:
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie, in corso di conversione al Senato (A.S. 1161).