Long-Covid: come riconoscerlo e cosa fare
La pandemia da SARS-CoV-2 ha interessato e continua ad interessare un vastissimo
numero di individui, con un enorme carico di malattia e mortalità. Sebbene le manifestazioni cliniche della fase acuta sintomatica dell’infezione siano relativamente ben definite, è emerso in maniera sempre più evidente che l’infezione, dopo il termine della fase acuta, può determinare un eterogeneo complesso di manifestazioni cliniche subacute e croniche che precludono un pieno ritorno al precedente stato di salute
I sintomi attribuiti a questa condizione sono numerosi ed eterogenei, possono riguardare soggetti di qualunque età, e con varia gravità della fase acuta di malattia.
Vista la rilevanza clinica, si è ritenuto necessario produrre, con il supporto di un gruppo di lavoro multidisciplinare, un documento che sintetizzi l’inquadramento attuale di questa nuova condizione e che fornisca indicazioni generali per la sua presa in carico.
Sebbene non ci sia un singolo sintomo o test per diagnosticare il Long-COVID, molti pazienti lamentano profonda astenia, e un range di sintomi clinici che evidenziano il possibile coinvolgimento della maggior parte dei sistemi corporei Per le persone anziane il Long-COVID può avere un significativo impatto sullo stato funzionale e ridurre la loro autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane.
Cos’è il Long-COVID
Il Long-COVID rappresenta una condizione clinica caratterizzata dal mancato ritorno da parte del paziente affetto da COVID-19 allo stato di salute precedente l’infezione acuta.
I meccanismi mediante i quali l’infezione determina il Long-COVID non sono stati ancora completamente definiti. Ci sono crescenti evidenze che supportano l’ipotesi di una genesi da danno d’organo diretto causato dal virus, ma potrebbe anche essere coinvolta una risposta immunitaria innata con rilascio di citochine infiammatorie o lo sviluppo di uno stato pro-coagulativo.
Manifestazioni generali
Le manifestazioni generali più frequenti riportate da persone con Long-COVID includono astenia importante e persistente, anoressia, debolezza muscolare, febbre recidivante, dolori diffusi, mialgie, artralgie, peggioramento della qualità della vita. L’astenia importante e persistente è il sintomo documentato con maggiore frequenza.
Quadro clinico nell’anziano
Gli anziani presentano il Long-COVID con una frequenza superiore rispetto alla popolazione giovane. Fra anziani valutati a due mesi dall’esordio del COVID-19, fino all’80% riferisce la persistenza di almeno un sintomo, in particolare astenia, dispnea, dolore articolare e tosse. Questa elevata prevalenza può essere legata alla ridotta riserva funzionale negli anziani e alla elevata prevalenza di fragilità, cui consegue una ridotta capacità di recupero dalle situazioni di stress.
Il COVID-19 può inoltre interagire e determinare un peggioramento delle patologie croniche da cui è spesso affetta la persona anziana. La conseguenza di questi fenomeni è spesso il peggioramento dello stato funzionale e lo sviluppo di disabilità.
Le caratteristiche del Long-COVID nei pazienti anziani sono in generale sovrapponibili ai pazienti delle fasce di età inferiori seppure spesso di gravità maggiore. La presenza di alcune condizioni è però di particolare rilevanza negli anziani.
Speciale attenzione va dedicata infatti all’insorgenza di disturbi neurodegenerativi, psichiatrici e di deterioramento cognitivo. Dati indicano che, rispetto ad altri eventi clinici acuti, durante i primi 90 giorni dopo una diagnosi di COVID-19, la probabilità di sviluppare demenza è aumentata e il rischio di demenza è stimato intorno al 2% tra i pazienti con più di 65 anni colpiti da COVID-19.
Anche lo stato nutrizionale è spesso alterato nei pazienti anziani con Long-COVID. Uno stato di malnutrizione è stato osservato nel 26-45% dei pazienti dopo COVID-19, e gli anziani sono particolarmente
In considerazione della multidimensionalità delle problematiche legate al Long-COVID, assume particolare importanza nell’anziano svolgere una valutazione multidimensionale che consenta l’inquadramento non solo di problematiche cliniche, ma anche funzionali, cognitive e nutrizionali.
Diagnosi
La diagnosi di Long-COVID è prettamente clinica e si basa su una storia di COVID-19 e un mancato recupero completo. Sebbene la storia di positività del tampone molecolare o antigenico e il test anticorpale per COVID-19 siano utili, questi non sono un prerequisito per la diagnosi. Questo perché la disponibilità di test è stata molto limitata nelle prime fasi della pandemia (marzo e aprile 2020) e poiché il titolo anticorpale tende a diminuire a distanza di mesi dall’insorgenza della malattia.
sintomi del Long-COVID sembrano simili a quelli della sindrome da fatica cronica, tuttavia, rispetto a questa ultima condizione, il Long-COVID sembra manifestarsi con uno spettro più ampio di sintomi.
Purtroppo, ad oggi, mancano chiari criteri, condivisi internazionalmente, per definire il Long-COVID. Questo inevitabilmente crea una incertezza nella diagnosi e una ampia variabilità nell’identificazione di questa condizione.
Inoltre il Long-COVID va distinto dalla sindrome post-terapia intensiva (Post-Intensive Care Syndrome, PICS), che è caratterizzata da funzionalità polmonare compromessa, debolezza neuromuscolare, disturbi psicologici a lungo termine e ridotta qualità della vita. Questa condizione è comune tra le persone con infezioni acute gravi che hanno trascorso molto tempo in terapia intensiva e può coesistere, in alcuni casi, con il Long-COVID.
Fonte: ISSalute e Fondazione Veronesi