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Le pensioni 2022

Edizione numero venticinque del “Vademecum Pensioni”, frutto del lavoro unitario delle Organizzazioni sindacali dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil. Uno stru­mento utile per chi opera sul territorio e per chi vuole comprendere e approfondire materie spesso complesse quali quelle previdenziali, fiscali e assistenziali ed essere ag­giornato sulle ultime normative.

Anche l’edizione numero venticinque esce in un periodo difficile per il nostro Paese, ancora sotto gli effetti della pandemia che si è abbattuta su un sistema sfibrato e che sta producendo i peggiori esiti in termini di disuguaglianze. Quello che non sfugge, è il fatto che non solo siamo dentro una crisi di dimensioni inedite, ma anche in una fase delicata da tutti i punti di vista: sociale, sanitario, economico, politico.

Noi pensiamo che in questa fase di cambio epocale occorra tornare alle origini e questo significa impegnarsi per non lasciare indietro i più fragili. La crisi con l’emergen­za Covid-19 ha aumentato le differenze già insite nei vari contesti e rischia di allungare la sua ombra ancora per molti anni. Dopo i bonus, che sono serviti per fronteggiare la fase più acuta dell’emergenza, occorre procedere con gli investimenti strutturali e le riforme sociali di cui il Paese ha estremo bisogno.

Siamo in un contesto di grandi cambiamenti ed anche per questo dobbiamo attrez­zare la nostra azione, la riflessione politica, le nostre piattaforme.

Abbiamo bisogno di rilanciare l’idea di un paese che sta insieme, dobbiamo rispondere alla rabbia che sta crescendo, alla paura, al rischio di individualismo e farlo con una politica di solidarietà, di unità, di condivisione. Non è retorica, è un ragionamento di prospettiva.

Uno dei temi che abbiamo di fronte è l’invecchiamento e la denatalità con tutto quel­lo che comporta in termini di nuovo welfare, nuove protezioni sociali e sanitarie, nuovi bisogni, con uno spazio di contrattazione che è fondamentale continuare a rivendicare.

A tutto questo si aggiungono i “venti di guerra” che ci circondano. Una aggressione inaccettabile, con esiti imprevedibili e profonde ricadute (esodo di milioni di persone, morte, distruzione e tanto altro), che non potrà non avere conseguenze anche sul con­fronto in atto.

Tutto lascia pensare che un ritorno alla normalità non avverrà in tempi brevissimi.

Come ogni anno, anche questa edizione del Vademecum si apre con le novità pre­senti nella legge di bilancio. Una legge tra “luci ed ombre”. Alcune sono positive: pro­roga e ampliamento della platea dei beneficiari dell’Ape sociale, mediante l’estensione delle categorie dei lavori gravosi; proroga di Opzione donna; ripristino, dal 1° gennaio 2022, di un meccanismo più equo di rivalutazione delle pensioni, mentre sono ancora molte le risposte mancate alla nostra Piattaforma sui temi fiscali e previdenziali.

Abbiamo chiesto al Governo di aprire il confronto per procedere anche a una rifor­ma compiuta del sistema pensionistico con i tratti che abbiamo riassunto nella nostra Piattaforma: effettiva flessibilità di uscita dal lavoro, a partire dai 62 anni di età, oppure con 41 anni di contributi a prescindere dall’età; riconoscimento della diversa gravosità del lavoro; riconoscimento del lavoro di cura, reinserimento di vincoli di solidarietà che risarciscano e tutelino le giovani generazioni che vivono un mercato del lavoro asfittico, povero e precario, tutela del potere d’acquisto delle pensioni.

Abbiamo chiaro che, dal punto di vista della previdenza, il nostro obiettivo non può essere quello di riprendere il discorso da dove l’avevamo lasciato. Così come siamo consapevoli che la nostra piattaforma ha un costo.

Tuttavia, c’è bisogno di una riforma che restituisca coerenza al sistema previden­ziale, che superi la Legge Fornero nelle sue storture e che risponda in particolar modo a due temi: quello dei giovani e quello delle differenze di genere per le donne che da sempre sono maggiormente penalizzate.

In questi anni il mercato del lavoro è stato dominato dalla precarietà: disoccupazi­one ben più ampia di quella ufficiale, forte aumento del lavoro povero (quasi un terzo dell’occupazione italiana, oltre 6 milioni di posizioni), prevalenza di contratti a tempo determinato e di precariato.

Dati che riguardano in particolare il lavoro delle donne, il mezzogiorno, i giovani e gli immigrati.

Tutto ciò crea problemi strutturali legati a vuoti di attività, bassi salari, differenze delle aliquote previdenziali, temi che si riversano sulla condizione attuale delle persone e sul loro futuro previdenziale: insomma, chi è svantaggiato oggi è svantaggiato due volte. Anche per questo sarà fondamentale il PNRR per un processo che innanzitutto progetti la ripresa di una dinamica di sviluppo, di crescita della occupazione e, magari, di uno sviluppo diverso e di una occupazione diversa.

Sappiamo tutti che il problema delle basse pensioni non è tanto da imputare al sistema di calcolo, che potrebbe essere migliorato, ma nelle disuguaglianze che gravano sul lavoro, sulla sua qualità e quantità; ad oggi, nel sistema previdenziale, non esiste alcuna forma di intervento, che possa riequilibrare questo tipo di situazione.

Accanto a tutto questo c’è la necessità di costruire una vera riforma fiscale (tema trasversale) tesa a ricostruire un rapporto più equo, giusto e progressivo tra Stato e cittadini, dando risposte al potere di acquisto dei pensionati.

La legge di bilancio ha ridotto parzialmente la pressione fiscale anche per i pen­sionati, tuttavia la scelta fatta è stata quella di ridurre alcune aliquote, ma non la più bassa. Un intervento di questo tipo, senza aver ampliato la base imponibile IRPEF e senza una revisione del sistema delle agevolazioni, accentua le iniquità e rischia di materializzarsi in un sistema a tre aliquote (ipotizzato da più parti), operazione che determinerebbe ancora meno progressività. Basterebbe, di contro, pensare che Francia e Spagna, ad esempio, hanno sistemi a 5 aliquote con la massima al 45 per cento o con una aliquota continua come in Germania.

La Legge di Bilancio 2022 ha ulteriormente aggravato la differenza fiscale tra lavoratori dipendenti e pensionati, anche per effetto del “Bonus” di 1.200 euro, da cui quest’ultimi continuano ad essere esclusi. I pensionati ogni anno versano al fisco circa 13 miliardi in più di quanto dovrebbero se le pensioni fossero tassate come i redditi da lavoro dipendente. Un carico fiscale notevole, in generale, che grava su tutte le pensioni in particolare su quelle di importo lordo compreso tra 2 e 5 volte il trattamento minimo, ovvero tra 1.000 e 2.500 euro mensili lordi.

Per questo continuiamo a rivendicare l’equiparazione del trattamento fiscale tra lavoro dipendente e pensioni, mentre per le pensioni più basse chiediamo di estendere e aumentare la quattordicesima.

La delega fiscale in discussione potrebbe essere lo strumento per offrire risposte a questi temi e per intervenire sul vero problema del nostro Paese che è il riequilibrio del prelievo tra chi non paga (evasione) e chi paga e, poi, tra chi paga tutto (redditi da lavoro e pensioni) e chi paga meno (redditi da lavoro autonomo, da capitale, rendite).

Molti sono i temi aperti, siamo consapevoli della drammaticità del momento, conos­ciamo le difficoltà, perché le guardiamo con la prospettiva delle categorie più deboli che rappresentiamo. Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil non abbassano la guardia e continuano a garantire il proprio impegno, anche con la mobilitazione, su tutti i temi di ordine sociale, sanitario ed economico per tutelare le persone anziane, i pensionati e le loro famiglie. Siamo convinti che questo sia il nostro compito, ora e in prospettiva.


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